38° Pellegrinaggio Macerata-Loreto Messaggi

Uniti nel cammino e nella testimonianza

Il messaggio inviato da padre Ibrahim Alsabagh,
parroco di Aleppo (Siria)

Padre Ibrahim, non avendo potuto partecipare direttamente al Pellegrinaggio, ha avuto cura di farci pervenire la sua testimonianza.

Carissimi fratelli e sorelle, che partecipate in questa notte al Pellegrinaggio Macerata-Loreto di quest’anno, ogni pace e bene.

Noi ad Aleppo continuiamo a vivere la nostra Via Crucis. La sofferenza è sempre enorme e il peso è veramente molto molto grande. Oltre a non avere elettricità e acqua, oltre a non trovare lavoro, quello che fa soffrire di più sono i missili tirati sulle case della gente, sulle chiese, sugli ospedali, sulle scuole. E allora abbiamo ogni giorno a che fare con cadaveri, feriti e persone mutilate. Ci troviamo di fronte a un numero molto alto di case danneggiate e distrutte, ci troviamo davanti ad una disperazione e ad una grande paura della gente. Continuano le minacce da parte di questi gruppi militari che ci circondano; minacce per le quali avrebbero lanciato sempre più missili.

Dopo quasi 5 anni di guerra ci siamo trovati di fronte ad una disperazione, direi, comune, generale, di tutto il clero e di tutta la popolazione. Ci pesava la situazione, mentre non c’era neanche una via d’uscita, né diplomatica, né militare. Allora è così che ci siamo decisi tutti insieme, unanimi, a riconsacrare Aleppo, a riconsacrare tutto il mondo al Cuore Immacolato di Maria, il 13 maggio scorso.

Era un ricorso che tutti sentivamo importantissimo in un momento in cui ci sentivamo esistenzialmente attaccati, con il pericolo di essere eliminati fisicamente, come comunità cristiana e come popolazione in questa parte ovest della città.

Il giorno del 13 maggio tutta la Chiesa era presente: vescovi, vicari, sacerdoti, religiosi e tantissimi laici, nelle diverse appartenenze ai riti cristiani. Si vedevano anche i veli, si vedevano anche persone musulmane, che sono venute o solo per curiosità, o anche per fede, per assistere a questa consacrazione al Cuore Immacolato di Maria.
Quando non abbiamo più armi per combattere il male, quando sentiamo che il male prevale, è allora così che, come figli, ci sentiamo subito di correre verso le mani tenere della Madre Maria, emanazione della tenerezza e della misericordia di Dio. È così, allora, che abbiamo fatto questo atto di riconsacrazione, chiedendo a lei la forza della fede, la forza della carità e la forza della speranza, per poter andare sempre oltre, per poter continuare il nostro pellegrinaggio con e verso suo figlio Gesù.

Non è una cosa strana: il rapporto naturale che esiste tra un figlio e una madre non è una cosa di poco conto, ma una cosa – come tutti abbiamo sperimentato – di grandissima importanza. Infatti, di fronte alla madre il figlio, mentre cresce, si sente profondamente amato, si sente profondamente voluto bene, si sente unico. Così noi ci siamo sentiti sempre unici – ognuno di noi, ma anche come comunità cristiana – di fronte alla nostra Madre Celeste, che ci cura, che sempre ci segue, ci guida e ci difende. È quello che sente il bambino, è quello che sentiamo noi, anche ad Aleppo.

È per questo che abbiamo riconsacrato tutta Aleppo e tutta la nostra presenza come cristiani al suo Cuore Immacolato.
Ma, riconsacrando a lei tutta Aleppo e tutto il mondo, abbiamo riconsacrato a lei anche i nostri cuori, dove il male potrebbe avere diversi modi, diversi angoli per mantenersi vivo. Anche nel nostro cuore. Abbiamo offerto a Maria, nell’atto della consacrazione, il male che ci circonda, il male che ci minaccia; minaccia proprio di eliminarci in modo fisico.
Abbiamo chiesto a lei questa forza per essere veramente testimoni, testimoni di questa tenerezza di Dio che si è manifestata anche in lei. Vogliamo sempre rispondere al male con il bene, all’odio con il perdono, alla violenza con la pace. È il nostro cammino, che noi facciamo ogni giorno ad Aleppo e che penso anche voi, in Italia – come tutti i cristiani in diverse parti del mondo –, continuate a fare.

Io vi accompagno spiritualmente in questo bellissimo pellegrinaggio. Volevo essere fisicamente con voi, ma sono stato impedito. E allora, accompagnandovi spiritualmente, propongo che il pensiero sia rivolto veramente alla nostra Madre di Dio, per fare di nuovo attraverso questo pellegrinaggio una consacrazione al Cuore Immacolato della Madre. Vogliamo sentirci amati di più da lei, curati, vogliamo essere accompagnati di più da lei, guidati nella via del bene, guidati nella lotta fra il bene e il male. Perché alla fine vinca sempre il bene!
Vogliamo che nella nostra vita, nel nostro cuore, vinca sempre il bene. Vogliamo anche essere operatori, difensori del bene nelle nostre società. Vogliamo essere sempre più seri nel nostro cammino di cristiani, vogliamo essere più che uditori, partecipanti di questo Mistero di Gesù Cristo, della Sua incarnazione in mezzo alla gente e anche della Sua donazione gratuita, senza limiti e senza condizioni, a tutto il genere umano.

Maria, ti affidiamo noi stessi: fa che vinca il bene in noi.
Maria, ti affidiamo le nostre famiglie: fa che siano sempre un luogo adatto per crescere in santità di vita, crescere nella sapienza e nella grazia, di fronte a Dio e di fronte agli uomini.
Maria, ti affidiamo le nostre società, piene di sofferenze, piene di ricerca del tuo figlio.
Quanto più questa ricerca si fa inconscia e indiretta, tanto più ti offriamo tutto il mondo, sballato, fra avidità e ricerca del potere e della ricchezza.
Offriamo tutto il mondo e tutto noi stessi a te, Madre, affinché possiamo sentirci unici. Unici non come un privilegio per sentirci meglio degli altri, ma unici per sentirci responsabili di tutto il mondo.
Vogliamo che tutti cresciamo fra le tue mani e riusciamo sempre ad essere operatori, per la costruzione, per l’espansione del Regno del nostro Padre Celeste.

Uniti nella preghiera, uniti nel pellegrinaggio, uniti nel cammino e nella testimonianza.