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Uwa e Frank: «Siamo stati accolti e voluti bene»

Testimonianza di Uwa e Frank

 

 

 

Uwa

Mi chiamo Uwa e ho 15 anni. Sono arrivato in Italia dalla Nigeria il 30 giugno 2016.

Lì avevo due fratelli e due sorelle, un padre e una madre, adesso non so. Mio padre era un commerciante di terre. Un giorno arrivarono a casa mia dei giovani che spararono sulle gambe di mio padre e poi pugnalarono allo stomaco mio fratello maggiore. Io e lui, nonostante fosse ferito, siamo riusciti a scappare e a rifugiarci a casa di mio zio. Ma l’indomani vennero a cercarci anche lì e così siamo scappati in viaggio per la Libia, dove siamo rimasti per sette mesi.

Abitavamo in una casa diroccata, ma un giorno siamo dovuti scappare. Nel fuggire ci siamo separati senza volerlo e ci siamo persi. Io sono finito per tre giorni da solo in un' abitazione disabitata senza mangiare e bere. Una notte, mentre cercavo da mangiare, sono finito in riva al mare, dove ho visto una imbarcazione e gente che saliva. Io non sono riuscito a salire. Ma l’indomani mattina ne è arrivata un’altra molto più grande. Eravamo in tanti ma ci fecero salire e ci diedero da mangiare e da bere.

Lì ho incontrato Frank e ho capito che lui parlava la mia stessa lingua e siamo diventati subito amici. Insieme siamo arrivati in Italia e insieme viviamo a Termini Imerese. Siamo stati accolti e voluti bene dalle persone della comunità in cui viviamo, siamo stati accolti a scuola e dalla nostra classe. Poi la nostra professoressa ci ha invitato a partecipare ad una mostra proprio sui migranti e così abbiamo incontrato i Cavalieri del Graal, un gruppo di ragazzi delle medie che ogni giovedì pomeriggio si riunisce. Giochiamo, scherziamo e parliamo delle cose importanti della vita. Siamo come una famiglia e con loro mi sento al sicuro. È bello ogni giovedì andare all’incontro e sapere che sono accolto da tutti!

Così ho deciso di raccontare la mia storia e nel farlo ero emozionato. Grazie a loro ho potuto raccontare questa mia storia a Papa Francesco.

Quando mi hanno detto che lo avrei incontrato ero tutto concentrato su questa cosa, attento al suo arrivo, perché per me era una cosa meravigliosa. Mentre io gli consegnavo la mia lettera lui mi guardava ed era molto commosso. Io ho pensato: il Papa si emoziona perché incontra me, un semplice ragazzo nigeriano?! Ancora una volta mi sono sentito amato, anzi un essere unico e speciale ai suoi occhi. Ho capito che noi cerchiamo sempre questo amore, soprattutto negli amici e in tutte le cose che facciamo. Non basta una sola volta o due. Quando tu sei piccolo cerchi l’amore di mamma e papà. Poi cresci e pensi di non averne più bisogno. Questo io lo vedo in molti miei compagni. Ma noi qui siamo soli e sempre rimarremo bambini, anche se siamo dovuti crescere in fretta. Cercheremo sempre questo amore.

Tutti cerchiamo sempre l’amore vero, l’amore di Gesù. Per questo quando tu ti senti amato è un regalo che ti fa Gesù e te ne accorgi perché la vita è più bella e felice. Grazie.

 

 

 

 

Frank

Mi chiamo Frank. Ho 15 anni. I miei genitori sono morti e anche mia sorella quando aveva solo 7 anni e io così sono rimasto solo con mio zio. Ma una sera di giugno del 2014 mio zio è andato a dormire e non si è più risvegliato. Sono rimasto con la moglie che mi trattava malissimo. Un giorno mentre raccoglievo la legna e piangevo, un uomo mi si è avvicinato e mi ha chiesto perché. Io gli ho raccontato, e lui mi ha detto che potevo andare a vivere con lui e i suoi amici. Sono andato ed ho abitato con loro. Cucinavo, lavavo i loro vestiti, pulivo la casa.

Una notte ho sentito per due volte degli spari ed ho avuto molta paura. Ho sentito che bussavano alla porta. Erano due delle persone con cui abitavo. Uno era ferito e l’altro aveva una pistola. Mi dissero che bisognava partire subito e andare via. Era dicembre del 2014.

Abbiamo camminato per un intero giorno e siamo arrivati nel deserto. Ma quello che era ferito è morto. Non avevamo né acqua e né cibo.

Arrivati in Libia, nel gennaio del 2015, non avevamo soldi per pagare l’uomo che ci aveva accompagnati e quest’uomo ci ha venduti ad un uomo arabo. Abbiamo lavorato per lui un anno e sei mesi, fino a quando l’uomo arabo con la sua auto mi ha portato in un posto vicino al mare. Ho pensato che volesse annegarmi e ho cominciato ad urlare e volevo fuggire. Ma lui mi ha dato uno schiaffo e io sono quasi svenuto. Mi ha messo su una barca, mi ha lasciato lì ed è andato via.

La barca si muoveva ed io ho avuto così paura che ho chiuso gli occhi e sono riuscito solo a pregare Dio di non farmi morire. Ho pregato tutto il tempo con gli occhi chiusi fino a quando ho sentito tutti urlare che era arrivata la barca della salvezza. Ho aperto gli occhi. Hanno fatto salire in questa grande nave prima tutti i bambini e le donne incinte e così sono salito anche io.

In quel momento ho incontrato Uwa.

Siamo sbarcati in una terra dove mi hanno detto: “Benvenuto in Italia”. Mi hanno dato delle scarpe, dei vestiti e da mangiare. Era il 30 giugno del 2016. Avevo tanta paura. Arrivavo da solo, con la pelle scura, chi mai si sarebbe preoccupato di me? Io che non ho più madre, padre, fratello e sorella? Ma oggi è più importante che io riesca a vedere il mio futuro. Non ho più paura del domani, perché io e Uwa non siamo stati separati e viviamo insieme a Termini Imerese, studiamo nella stessa classe e tutti ci hanno accolto.

La cosa più bella è successa quando ci hanno invitato ad andare ai Cavalieri del Graal. All’inizio non eravamo molto contenti perché non sapevamo cosa ci aspettava, ma dopo il primo incontro in cui  abbiamo giocato, parlato e cantato insieme, siamo rimasti sempre con loro. Sono pieni di attenzione ed è bello il loro modo di stare con noi. Siamo come fratelli e sorelle. Per questo io ora piango, perché io, che non ho madre, sorella, fratello e padre, non sono più solo. Con loro posso vedere il mio futuro più luminoso. Non posso smettere di dire loro grazie e ancora ripetere grazie: grazie per le attenzioni, le gentilezze e l’amore. I cavalieri sono amici che mostrano l’amore. Adesso non ho più paura perché questo amore c’è e mai finisce.

È come una strada che ha sempre un orizzonte nuovo, dove sempre ci sono regali per te. Un regalo, che sempre rimarrà nel mio cuore, è stato l’incontro con Papa Francesco. È un uomo molto intelligente, cioè è uno che capisce la tua vita e te la sa spiegare in modo semplice.

Oggi sono commosso perché avete invitato qui proprio noi e perché so che avete fatto di tutto perché noi potessimo venire. Ho capito che la vita è cercare sempre questo amore, ma è bella e felice quando capisci che questo amore ti viene sempre a cercare, come ci è successo con voi che ci siete venuti a cercare. Dio ci ha salvati due volte. La prima volta durante il viaggio e poi quando siamo arrivati qui, perché non ci lascia mai soli, ma ci viene sempre a cercare mandandoci tante persone nuove che ci vogliono bene e ci mostrano il Suo amore. Grazie.