Eugenia Roccella, Portavoce del Family Day

Cari amici - si dice sempre cosi, si comincia dicendo "cari amici": ma ormai io sento che siamo amici davvero perche ci conosciamo, perche abbiamo condiviso delle battaglie e altre ne condivideremo - quindici giorni fa, dal palco del Family Day, vedevo piazza San Giovanni strapiena di gente.

Tutte le strade interne erano strapiene, ed eravamo sempre noi, gli stessi di oggi; non importa se ciascuno di voi c'era o non c'era: non importa, perche quello che importa e che siamo un unico popolo, e soprattutto che sappiamo oggi di essere un popolo, un popolo che si riconosce, che sa riconoscersi perche sa di esistere ed e pronto a difendere la vita umana e l'esperienza di essere uomini.

Qui dovrei specificare "l'esperienza di essere uomini e donne": perché anche questa esperienza primaria, radicata nel corpo, oggi vorrebbero cancellare; esattamente come vogliono cancellare le parole legate alla differenza sessuale, "uomo", "donna", "moglie", "marito", "famiglia" - perche ora famiglia si declina solo al plurale, "famiglie". Non esiste piu la famiglia al singolare!

Queste parole sono già da tempo scomparse dalle risoluzioni e dai documenti delle Nazioni Unite e dell'Unione Europea, cioè dagli organismi internazionali che sono sopra gli stati nazionali e quindi condizionano gli stati nazionali. Sapete che secondo le nuove linee guida della sanita scozzese - lo sapete perche l'abbiamo ripetuto ovunque sia stato possibile ripeterlo - ai bambini ricoverati negli ospedali i dottori non possono piu dire "adesso viene tuo papà o tua mamma a trovarti": devono usare i termini "tutor" o "guardian" come fossero cagnolini, per evitare che i figli delle coppie omosessuali possano sentirsi a disagio.

Ma noi vogliamo che i nostri figli e i figli dei nostri figli possano ancora dire mamma e papa! Che possano sapere di essere figli dell'amore tra un uomo e una donna che si sono impegnati ad amarsi per sempre, e non - magari - di un ovocita fornito da una povera donna dell'est che ha bisogno di soldi, fecondato in provetta e poi messo nell'utero in affitto di un'altra donna che ha bisogno di soldi. Noi vogliamo tenerci la nostra esperienza di esseri umani, con i nostri limiti, le nostre debolezze, i nostri difetti; non desideriamo diventare uomini perfetti o arrivare all'uomo perfetto: cercare la perfezione in terra vuol dire subito scartare qualcuno, dire a qualcuno: "No, tu no! Tu non sei perfetto". E questo qualcuno può essere un embrione, una persona diversamente abile, un anziano, un malato che ha bisogno di cure. Noi vogliamo gli esseri umani cosi come sono: imperfetti, limitati, perche ognuno di noi e creatura. Noi lo sappiamo, e in questo siamo fratelli: ognuno di noi e fatto a immagine di Dio.

Noi siamo il popolo che si riconosce nella propria essenza creaturale. Non tocca a noi cambiare l'umano, ridisegnarlo, eliminare il male: a noi tocca cercare di ripararlo, di medicarlo; a noi interessa accogliere, consolare, rispettare gli esseri umani per quello che sono, e ci sembra un compito già abbastanza grande e impegnativo.

Voglio solo dire che dobbiamo restare uniti per fare argine contro questa strana guerra che gli uomini hanno mosso contro se stessi. Dobbiamo restare insieme per difendere l'uomo dall'uomo.