Il perdono dei martiri: un abbraccio di misericordia

Il 37° Pellegrinaggio accoglie la testimonianza dei “fratelli perseguitati” che pregano per la salvezza di chi li uccide. Il messaggio di Papa Francesco: “Chi non cammina non vive e, se sbagliamo strada, c’è la misericordia di Gesù che ci aspetta”

«L’Angelo custode di ognuno di voi vi dica all’orecchio: “Canta e cammina!” ».

Come un buon parroco, da Sarajevo, Papa Francesco ha riconfermato in modo semplice e sincero il suo affetto e la sua stima per il Pellegrinaggio. «Voglio dirvi che sono vicino a voi, che sono vicino a questo pellegrinaggio e che sono contento della vostra forza, della vostra fede, del vostro amore a Gesù Cristo». Chi non cammina, non vive - così la pensa il Papa - e un’anima che non cammina, facendo il bene per gli altri e cercando Dio, è «un’anima che finisce nella mediocrità e nella miseria spirituale». Quindi, «per favore: non fermatevi nella vita». Chi cammina, certamente può sbagliare strada, ha aggiunto il Papa, ma «se tu sbagli strada, torna. Torna, perché c’è la misericordia di Gesù». La stessa cosa che il Cardinal Pell dirà poco dopo nell’omelia: «Non appena ci allontaneremo dalla Sua vista, Egli ci invierà alcuni amici – i vostri amici durante questo pellegrinaggio, i vostri fratelli e sorelle nella fede – e un’amica celeste e protettrice, Sua Madre».

Ma a cosa serve questo cammino notturno? A pensare alla propria vita. «Cosa devo fare della mia vita? – si è chiesto Francesco – Cosa mi dice Gesù che devo fare della mia vita? C’è gioia nel mio cuore, per cantare mentre cammino? Se non c’è gioia, cercàtela! Il Signore te la darà, te la donerà con la Sua misericordia». 

Faceva un certo effetto vedere i volti di tanti ragazzi, che gremivano lo stadio, ascoltare queste parole che avevano tutto il peso di una consegna. Il Cardinal Pell e il Vescovo di Macerata Nazareno Marconi sono rimasti commossi e meravigliati nel vedere come tanta gente e tanti giovani avessero sacrificato pure la partita di Champions per partecipare al Pellegrinaggio. «I ragazzi sanno scegliere cosa vale», ha commentato Marconi. E il Cardinale: «E’ incoraggiante vedere tanti giovani così. Per molti di essi il cristianesimo è ancora ricerca per altri è testimonianza al mondo e il mondo ha bisogno della fede e della moralità cristiana».

Da molti anni, ormai, il Pellegrinaggio da Macerata a Loreto ha per orizzonte il mondo. Questa volta, però, il suo sguardo si è concentrato là dove il mondo chiede ai cristiani la testimonianza dell’effusione del sangue. Siria, Libia, Iraq sono i luoghi del martirio cristiano del XXI secolo. Raccogliendo l’invito del Papa, il Pellegrinaggio ha messo nel proprio cuore «i nostri fratelli perseguitati, nei quali – ha scritto nel suo messaggio il presidente della Fraternità di Cl, Julian Carron – vediamo compiersi le parole di Gesù a San Paolo: “Ti basta la mia grazia; la mia forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza”». Proprio da questi “nostri fratelli perseguitati” è venuto la prima testimonianza della misericordia di questo Pellegrinaggio: fatti oggetto della misericordia di Dio, essi sono stati e sono capaci di misericordia verso chi li perseguita. Fra i pellegrini c’è un professore universitario egiziano, di religione musulmana. Si chiama Wael Farouq e dice di essere venuto a camminare per gli esuli cristiani dell’Iraq e «per una anziana cristiana copta, che non sa né leggere né scrivere, che del mondo conosce solo la sponda del fiume, il campo e l’albero che fa ombra alla sua povera, primitiva casa di argilla. Questa donna ha rifiutato di maledire quelli che hanno sgozzato suo figlio in un deserto lontano, sulla costa della Libia, e ha pregato per la loro salvezza. Questa donna rappresenta tutta la civiltà che l’umanità ha raggiunto». Farouq racconta che nel suo paese «dieci milioni di cristiani vivono con fatica» ma che, «nonostante il male abbia molti testimoni», essi vivono un grande gioia. Come quella di una sua amica, che lo chiamava in video dall’interno di una chiesa data alle fiamme ed aveva il volto sorridente, e poi gli ha raccontato di essere stata ospitata da una famiglia musulmana. «Non ci sono parole davanti a queste persecuzioni – ha commentato il Cardinal Pell – Dobbiamo pregare per tutti i Cristiani che sono lì e in Medio Oriente, che ogni giorno devono lottare per praticare e vivere la loro fede perché restino saldi nella fede». Il Cardinale ha poi ripreso il tema del Pellegrinaggio, “Abbracciati dalla misericordia”, e ricordato, a proposito dei nuovi martiri, come il perdono sia elemento essenziale della misericordia, e richiamato la venerazione al Sacro cuore di Gesù. Quel Sacro cuore che Farouq ricorda di aver visto, da piccolo, in casa di amici cristiani della sua famiglia.

Padre Douglas Bazi è parroco di Erbil, una città nel nord dell’Iraq. I terroristi gli hanno fatto saltare in aria la chiesa, sparato alle gambe e lo hanno tenuto sequestrato per nove giorni. E poi due bombe e un attacco alla chiesa durante la Messa. Nella sua intervista, trasmessa prima della celebrazione liturgica, non c’è una parola di odio, anche se teme ancora per la sua vita («forse non avrò più un’altra occasione di parlare con voi», dice). «Nonostante tutto questo – afferma – chi  sono io per lamentarmi? Dobbiamo smettere di lamentarci, perché Gesù ha offerto la vita per noi col suo sacrificio. Mettiamo la nostra mano in quella di Dio». Perché sopravvivono i cristiani in Iraq? Perché non appartengono a questa o quella terra. «Sopravviviamo perché apparteniamo a Gesù. Non apparteniamo a un settarismo o a gente che vuole portarci da qualche parte. Gesù è il nostro scopo».

Allo stadio di Macerata, insieme a varie autorità, c’erano i vescovi marchigiani insieme al Cardinal Menichelli. Una curiosità fra le tante: a cantare, con ritmo sostenuto, oltre al tradizionale coro del Pellegrinaggio, anche i bambini della scuola elementare “Don Giussani” di Ascoli Piceno. Alle 22.30 è cominciato il cammino. In testa, come sempre, Monsignor Vecerrica, il “don Giancarlo” che questo Pellegrinaggio ha cominciato 37 anni fa. (D.B.)