A scuola di umanità dai 90mila pellegrini della Macerata-Loreto
Quattrocentomila persone alla messa del Papa a Fatima il 13 maggio, duecentomila in piazza San Pietro per il grande abbraccio del Regina Coeli promosso da associazioni e movimenti il 16 maggio, due milioni a Torino per l’ostensione della Sindone. E l’altra notte, novantamila nel cammino notturno da Macerata a Loreto per quello che da anni è diventato il pellegrinaggio a piedi più frequentato d’Italia. Il popolo cristiano c’è. Scosso dagli accadimenti che travagliano la Chiesa, ma radicato nei suoi fondamenti e stretto attorno a Colui che lo fonda.
Lo testimoniano i grandi numeri appena ricordati, ma dentro i numeri – che di per sé potrebbero diventare un comodo alibi per gonfiare orgogliosamente i muscoli e mettere tra parentesi limiti ed errori – ci sono i volti e le storie personali irripetibili e irriducibili che li compongono, ci sono altrettanti "io" in azione. Tutto ciò era evidente nel "popolo della notte" che tra sabato e domenica – aderendo all’invito lanciato da Comunione e liberazione e raccolto da persone appartenenti alle più diverse anime del cattolicesimo italiano – ha attraversato la campagna marchigiana: giovani (tantissimi), anziani, gruppi di amici, parrocchie, curiosi, uomini e donne "senza etichetta" convenuti da ogni dove per ringraziare, domandare, offrire, condividere, cercare, pregare. Un campionario di umanità fatto di novantamila pagine, ognuna diversa dall’altra.
Un popolo di cercatori. Non vagabondi dispersi e sperduti nella notte, ma pellegrini in cammino verso una meta, la Casa custodita dal 1294 nel santuario di Loreto, la Casa dove è echeggiato il "sì" di una ragazza allo scandaloso annuncio dell’angelo che ha impresso una direzione nuova all’umana avventura: Dio si fa carne e viene ad abitare in mezzo a noi.
L’incontro personale con Cristo mette in movimento l’io e continuamente lo rigenera, come ricorda sant’Agostino: «Cerchiamo col desiderio di trovare, e troviamo col desiderio di cercare ancora». E il pellegrino – l’homo viator che mille volte cade ma sempre si rialza per camminare verso la meta – è l’immagine più compiuta e commovente di questa dinamica. Consapevoli del limite costitutivo dell’umana natura e del male che abita il mondo, i novantamila pellegrini della Macerata-Loreto hanno sperimentato che quel male non è l’ultima e definitiva parola sull’uomo perché la resurrezione è l’avvenimento che domina la storia, ma domina e muove anzitutto la loro personale esistenza.
Per molti quella notte è stata un "corpo a corpo" col Mistero lungo ventotto chilometri, dal quale sono riemersi stanchi e insieme rigenerati, con un cuore rinnovato dalla consapevolezza che il Mistero si è fatto carne nella loro carne. Ha misericordia del loro limite e teneramente lo abbraccia. Si commuove e lo muove, scavando la profondità dell’animo umano, così come sono scavati i gradini del sacello marmoreo che circonda la Santa Casa di Loreto. Domenica mattina, dopo una notte di fatica e commozione, migliaia di persone hanno pregato in ginocchio su quei gradini, per restare qualche minuto vicini alle pietre che hanno ascoltato il "sì" di Maria. Sono gradini – raccontano gli storici – deformati nei secoli dalle ginocchia di milioni di pellegrini venuti nei secoli a pronunciare il loro "sì": principi e accattoni, santi e letterati, soldati e contadini. Milioni di cuori che si sono sentiti amati dalla tenerezza del Mistero, e per questo sono diventati capacaci di amare. Capaci di una rivoluzione che continua a incendiare il mondo.