42° Pellegrinaggio Macerata-Loreto

Mi sono sentito all’improvviso un bisogno di impossibile

Il Caligola di A. Camus

Proponiamo la lettura del testo dal quale è stato tratto il tema guida del 42° Pellegrinaggio, il Caligola di A. Camus - Atto I, scena IV. 

Caligola, l’imperatore romano, torna dopo essere scomparso da tanto tempo. E dialoga con un suo confidente, Elicone.

Elicone Buon giorno Gaio.

Caligola Buon giorno Elicone.

E. Sembri affaticato.

C. Ho camminato molto.

E. Sì, la tua assenza è durata a lungo.

C. Era difficile da trovare.

E. Che cosa?

C. Quello che volevo.

E. E cosa volevi?

C. La luna.

E. Cosa?

C. Sì, volevo la luna.

E. Ah… per far che?

C. Ebbene, è una delle cose che non ho.

E. Eh, certamente; e ora è tutto a posto?

C. No, non ho potuto averla.

E. È seccante.

C. Si, è per questo che sono affaticato… Elicone…

E. Sì, Gaio?

C. Tu pensi che io sia folle…

E. Sai bene che io non penso mai. Sono fin troppo intelligente per pensare.

C. Sì. Ma io non sono folle e non sono mai stato così ragionevole come ora, semplicemente mi son sentito all’improvviso un bisogno di impossibile. Le cose così come sono non mi sembrano soddisfacenti.

E. È un’opinione abbastanza diffusa.

C. È vero, ma prima non lo sapevo. Ora so. Questo mondo così come è fatto non è sopportabile. Ho dunque bisogno della luna, o della felicità, o dell’immortalità, insomma di qualcosa che sia forse insensato, ma che non sia di questo mondo.

E. È un ragionamento che sta in piedi, ma generalmente non lo si può sostenere fino in fondo.

C. Tu Elicone non ne sai nulla, è perché non si sostiene mai fino in fondo che nulla è mai ottenuto. Ma forse basta restare logici fino alla fine, e so anche quello che tu pensi. Quante storie, tu pensi, per la morte di una di cui ero innamorato. No, no, non è questo; credi di ricordarmi che una donna che amavo qualche giorno fa è morta, ma cos’è l’amore? Poca cosa. Questa morte non nulla, te lo giuro, è solamente il segno di una verità che mi rende la luna necessaria, è una verità molto semplice, molto chiara, un po’ stupida per te, ma difficile da scoprire e pesante da portare.

E. E qual è questa verità, mio imperatore?

C. Gli uomini muoiono e non sono felici.

E. Andiamo Gaio, è una verità con cui ci si può benissimo arrangiare; guardati intorno, non è questo che impedisce agli uomini di mangiare e di ballare.

C. Allora è che tutto intorno a me è menzogna, questi uomini sono tutta menzogna, e io, io voglio che si viva nella verità e io ho appunto i mezzi per farli vivere nella verità, perché io so ciò che manca loro. Elicone, essi sono privi delle conoscenze e manca loro un maestro che sappia ciò di cui si parla.

E. Non ti offendere, Gaio, di quello che sto per dirti, tu dovresti innanzitutto riposarti, sei stanco.

C. Questo non è possibile, Elicone, questo non sarà mai più possibile.

E. E perché dunque?

C. Se dormo, chi mi darà la luna?

E. Questo è vero.

C. Ascolta Elicone, sento dei passi e dei rumori di voci [sono i congiurati contro di lui]. Mantieni il silenzio e dimentica di avermi visto.

E. Ho capito.

C. E per favore, d’ora innanzi, aiutami.

E. Non ho ragioni per non farlo, Gaio, ma so molte cose, e poche cose mi interessano, in cosa posso dunque aiutarti?

C. Nell’impossibile.

E. Farò del mio meglio.



 

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