Un mese fa a Senigallia, dove abito, 5000 case sono state colpite dall’alluvione. Tra queste anche la nostra.
L’evento è stato molto forte e tre persone hanno perso la vita. Ogni giorno si incontra qualcuno che dice “Sono vivo per miracolo”.
Per molti è un modo di dire ma io penso che davvero il miracolo sia avvenuto e che la Madonna ci abbia protetto. Sono qui questa notte per ringraziarla.
La vita cambia in pochi minuti. Da una situazione tranquilla, stabile, ti ritrovi improvvisamente senza più una casa e senza i vestiti, insomma bisognosi di tutto. La nostra posizione è quasi sempre stata quella di sentirsi vicini a chi aveva bisogno e di cercare di aiutare, ma è proprio inaspettato trovarsi dall’altra parte.
E pone molte domande. Fa capire anche come si può sentire chi ha bisogno ed è costretto a chiedere.
Ma questo bisogno non è solo di cose materiali, mi è venuto in mente quando sul volantino per invitare le persone alla colletta alimentare c’è scritto “Condividere il bisogno per condividere il senso della vita”.
La domenica mattina e cioè il giorno in cui siamo potuti entrare, mi sono affacciata sulla porta ed ho visto quello che era diventata la casa, mi è venuto da piangere, ma ho stampato nella memoria che saranno passati forse due minuti o anche meno, che girandomi, ho visto arrivare i primi due amici con stivali e attrezzi. Insomma non ho fatto in tempo a disperarmi che il Signore ha inviato i suoi angeli. E poi via via sono arrivati in tanti e dopo qualche ora, mentre stavo pulendo con un’amica, la guardo negli occhi e le dico quello che stavo provando,e cioè che la mia vera casa, quella che niente potrà mai distruggere, era ancora più forte e lì non c’era il fango. La casa indistruttibile è la Presenza di Gesù che si manifestava in quei volti che lavoravano, spalavano, decidevano cosa fare.
Dalla circostanza brutta, sbagliata è venuto fuori che si può stare di fronte a tutto non perché ne siamo capaci, siamo fragili come tutti, malmessi come tutti, ma se lasciamo entrare Cristo l’inferno si cancella.
Essere cristiani non vuole dire essere più bravi o essere preservati dalle difficoltà della vita, la promessa non si realizza così.
Abbiamo bisogno che l’Avvenimento di Gesù Cristo, la Sua persona riaccada, dentro le circostanze della vita. Non possiamo vivere di rendita perché il cristianesimo non è una idea ma una persona e noi abbiamo bisogno di incontrarla continuamente. E dentro la comunità cristiana questo accade.
Gesù ci serve per vivere.
Adesso rimane la nostalgia per quei giorni, perché pur dentro la fatica noi lo abbiamo riconosciuto e questa pienezza vissuta la desideriamo sempre più.