Per approfondire il tema del Pellegrinaggio, abbiamo incontrato Paola Marenco, ematologa a Milano e vice presidente del “Comitato Amici di Takashi e Midori Nagai”. Attraverso la sua testimonianza, siamo introdotti anche alla conoscenza dei coniugi Nagai e del cammino di Paolo Takashi, medico e scienziato, alla ricerca della verità e del significato degli avvenimenti drammatici del suo tempo, che lo hanno colpito anche negli affetti più cari.

“Chi cerchi?" è il tema del 45° Pellegrinaggio Macerata-Loreto. Nella sua esperienza umana e di medico come si sente interpellata da questa domanda, che Papa Francesco ha definito l’interrogativo della vita?

Nella mia giovinezza ho ardentemente cercato la Verità, la Bellezza insieme a quello che potesse durare per sempre. Così quando in un'aula universitaria quel don Giussani che non conoscevo ha potentemente proclamato che il senso della vita da trovare era un Amore per sempre, ho vibrato di una corrispondenza totale e ho dovuto riconoscere che la risposta c’era. La mia vita è diventata seguire quella attrattiva attaccandomi a quel carisma, presa sottobraccio da amici che ancora sono i miei compagni di cammino dopo 50 anni (tanto da aver dedicato a loro il libro che ho scritto sui santi (Volti di santi, Ed. Itaca, 2021), nostri grandi compagni di cammino al Destino!). Poi lentamente ho iniziato a comprendere che, come Maddalena quella mattina di Pasqua, più che cercarLo io, mi aveva cercato Lui, chiamata per nome e in modo molto personale, e così avrebbe continuato a fare! Come medico ho lavorato 40 anni in Ospedale con i malati leucemici, condividendone, attraverso ogni gesto professionale, la drammatica domanda di un significato. Quando è più chiaro che questa vita può finire, quello che occorre, stando al loro fianco in quel tempo intenso, è cercare insieme alla salute la salvezza, ciò che non muore.

Lei è attualmente vicepresidente della Associazione “Amici di Takashi e Midori Nagai”. Come è nato il suo interesse per questi coniugi giapponesi, da cosa è rimasta colpita di fronte alla loro vicenda umana e alla loro esperienza cristiana?

Colui che conduce il filo rosso della nostra vita attraverso ciò che accade è piuttosto fantasioso, per questo uno degli imprevedibili avvenimenti di questi ultimi anni è stato l’incontro, attraverso un libro, con il dr Takashi Paolo Nagai e sua moglie Midori: mai avrei pensato nella mia vita di occuparmi di una causa di beatificazione! Con Gabriele e Massimo, fondatori con me del Comitato Amici di Takashi e Midori Nagai, abbiamo seguito con stupore quello che accadeva davanti ai nostri occhi: prima le 20.000 persone commosse alla mostra del Meeting di Rimini 2019, poi tanti altri fatti e incontri e tante persone cambiate… Più approfondiamo la loro conoscenza, grazie alla lettura dei testi autobiografici di Takashi (Ciò che non muore mai, Ed. San Paolo, 2023Pensieri dal Nyokodō, Ed. San Paolo, 2022) più ci rendiamo conto della grandezza e dell’attualità di questi coniugi. Takashi da positivista ha cercato di conoscere con la ragione ciò che era vero, lasciandosi spostare dallo sguardo della madre morente prima, e poi da come vivevano i cristiani, perché cercava una verità che rispondesse interamente alle sue domande. L’incredibile fede e l’affezione di Midori (che poi diventerà sua moglie) lo ha prima accompagnato alla conversione e poi, nel silenzio del sì quotidiano alla sua vocazione di moglie e madre cristiana, sulla via della fede e carità perfette. Tutto questo in una sequela di circostanze drammatiche (guerre, malattie, lutti, fino alla tragedia della bomba atomica) che ogni volta ribaltavano i suoi progetti.

Qual è l’attualità della testimonianza di Takashi Paolo Nagai, cosa dice a noi, al popolo del pellegrinaggio e agli uomini del nostro tempo?

Quello che più di ogni cosa ha toccato la mia vita è stata la decisione di Takashi di inoltrarsi, quando tutto era ormai cenere, sulla via di un profondo lavoro su di sé, in una ricercata povertà di spirito che lo ha trasformato, gli ha dato un volto luminoso visibile a tutti quelli che venivano a cercarlo e ha permesso di vedere ogni cosa come realmente è, segno di quel Mistero che non muore, e ci ama e accompagna sempre. Questa è stata la rivelazione a noi dell’Unico necessario e la spiegazione di una speranza che tutti andavano a cercare nella sua capanna. Al popolo di Nagasaki ha permesso di ricostruire e penso che oggi possa rispondere al nostro bisogno di ciò che non muore e permetterci di ricostruire un tessuto umano in un contesto così depredato e oggi ancor più confuso da pandemia e guerre.