Testimonianza notturna di Fiorella (Tolentino)
Ciao a tutti sono Fiorella di Tolentino.
Dopo la violenta scossa di terremoto della domenica, una forte domanda avevo in mente, insistente.
Cosa siamo? Nel trambusto di quelle giornate non ho potuto non farmi questa domanda.
Ancora oggi rimane una domanda aperta, ma con una consapevolezza: che io non posso essere tutto questo sconvolgimento che c’è stato e che sembra ancora non finire; non avrebbe senso, perché tutto questo trambusto, benché immenso, non riesce a riempire niente della grande domanda che mi porto nel cuore.
L’emergenza iniziale è finita, è vero, grazie a Dio non ci sono stati morti, ma niente è più come prima. Tanti ancora gli sfollati, sparsi in tutto il territorio, paesi e legami che rischiano di scomparire. Soprattutto qualcosa ha scosso il nostro umano, e mi rendo sempre più conto che oltre a ricostruire le case, c’è un grande bisogno, prima di tutto, di ricostruire la nostra persona, per non perdere il significato delle cose. Forse prima per noi era anche scontato, quasi definitivo, mentre ora, con tutti gli interrogativi sul futuro, rischia di diventare solo una nota in calce alla nostra vita.
D’altro canto, però, una cosa bella è accaduta dopo il terremoto, almeno per me: un intensificarsi di relazioni, di rapporti solidali con l’altro, semplicemente, e ciò ha reso possibile un riconoscere che spesso è una compagnia che ti sostiene. Certo, forse non ti risolve i problemi, né ti dà le risposte su come andranno le cose… A volte l’altro rimarca anche i tuoi limiti e debolezze, ma mi rimanda a un Qualcosa di più grande di cui non posso fare a meno: un Padre, che comunque non ci lascia mai soli, e che si manifesta inaspettatamente anche attraverso volti prima sconosciuti.
Un amico allevatore di Cingoli, che ha ancora le mucche all’aperto, vaganti di fronte alla propria casa, qualche giorno fa mi ha detto: guarda che il terremoto c’è sempre, dentro di noi, se non riusciamo ad accettare il fatto che dipendiamo. Me lo ha detto con un sorriso.
Mi colpiscono altri amici di Muccia, che decidono di non andarsene, di rimanere in un luogo seppur isolato, ma insieme, perché dicono che è dalla persona che bisogna partire per ricostruire il resto.
Potrei raccontarvi tante storie, testimonianze di speranza…
Quindi è vero, come ho sentito dire, che c’è qualche cosa che permette alle cose di non cadere definitivamente. Dio ha la buona pretesa di dirci: io sono quello che non fa cadere le cose!
Dobbiamo solo starci in questa realtà, seguire, stare attenti, allargare la mente e il cuore. E soprattutto far memoria del significato della parola speranza: la speranza di riconoscere sempre che c’è un Padre che abbraccia tutto, circostanze drammatiche come il terremoto, sofferenze e gioie. E noi stiamo tutti dentro a questa storia, una storia da percorrere insieme, mai soli, come in questo Pellegrinaggio.
Affidiamoci alla Madonna. Vi auguro un buon cammino amici!